Intervista a cura di: Grazia Magistà dottoressa in psicologia clinica e della riabilitazione, Tirocinante Psicologa presso Ikos Ageform.
Prof.ssa Daniela Poggiolini perché il prof. Enrico Facco da Padova a Bari, è la prima volta?
Prof.ssa Poggiolini: La prima volta ho invitato il prof. Facco nel 2013. In quell’anno lessi del suo intervento di ipnosi, un intervento chirurgico piuttosto importante, esportazione di un melanoma sotto il muscolo sartorio della gamba destra di una sua paziente, fatto completamente in ipnosi; la sua paziente era fortemente allergica a qualunque tipo di farmaco anestesiologico pertanto da ipnologo quale è ha potuto rendere possibile quell’intervento comunque.
Per questo motivo ho invitato allora il prof. Facco all’IKOS per un convegno creato appositamente. L’IKOS si occupa di ipnosi dal 1986, e quindi tutto ciò che riguarda l’ipnosi, il modello Ericksoniano o tecniche di ipnosi più veloci, come anche le strategie simboliche e di PNL, attira la nostra attenzione, la mia soprattutto praticamente da sempre.
Sono approdata al mondo dell’ipnosi nel 1982, sembra trascorso un secolo, e da allora ad oggi tanti sono stati gli esperimenti, le prove, gli studi relativi all’ipnosi applicata alla psicoterapia. I risultati spesso ci hanno stupito e hanno portato noi a comprendere l’eccellenza di questa metodologia priva di controindicazioni.
Invitandolo a Ottobre di quest’anno, già per la quinta volta a Bari da noi, è venuto per le sue docenze per la scuola di specializzazione in psicoterapia PNL t. (Programmazione Neuro linguistica terapeutica) e per il Master in IPNOSI che parte annualmente ed è dedicato soprattutto a medici e psicologi. Certamente qui all’IKOS poniamo la massima attenzione a tutto ciò che è novità e nel campo delle psicoterapie brevi, e in modo specifico dell’Ipnosi.
Bello è stato nel tempo vedere qui a Bari, all’opera, nomi importanti come quelli di David Gordon, Norma e Phil Barretta, Stephen Gilligan, Robert Dilts, grandi conoscitori del mondo Ericksoniano e dell’ipnosi; tutti loro, partendo dalla conoscenza personale con Milton Erickson, hanno saputo aggiungere agli elementi di base le loro grandi capacità immaginative e tecniche, mai dimenticando l’importanza della spiritualità, elemento coesivo tra mente e inconscio.
Come già accaduto, ultimamente, approfittando della sua presenza, abbiamo presentato il quinto libro del prof. Enrico Facco; averlo qui, è stato importante per allargare il campo delle conoscenze di tutti coloro che sono interessati a questi argomenti. Il prof. Facco non è l’unico terapeuta che approda alla Ikos e alla Scuola quadriennale perché abbiamo già avuto altri grandi ipnoterapeuti, ultimo ad arrivare in Puglia il prof. Dan Short, PhD, che è attualmente direttore del Milton H. Erickson Institute of Phoenix.
Numerosi sono stati anche i convegni che abbiamo fatto con il prof. Enrico Facco, alcuni al Policlinico di Bari con la presenza del Magnifico Rettore e i docenti di chirurgia e di medicina, autorevoli primari delle diverse specializzazioni, attenti anche alla medicina alternativa, fuori dalle “righe” e che fanno parte del entourage del Policlinico stesso. Con me, a volerlo nuovamente a Bari, è stato il professor Rosario Polizzi, che dal 2004, ovvero da quando il modello PNL t. è stato accreditato e riconosciuto dal Miur come modello terapeutico a tutti gli effetti di legge, il prof. Polizzi è il presidente del comitato tecnico scientifico dell’IKOS.
Prof. Polizzi l’ipnosi può essere materia curriculare a livello universitario?
Prof. Polizzi: l’ipnosi come terapia, priva di controindicazioni, portata a livello universitario è assolutamente necessaria per completare la preparazione dei medici, per dare concretezza alla preparazione scientifica, con una visione moderna del trattamento terapeutico.
Quindi prof. Polizzi L’ipnosi a livello universitario sarà fin da subito una materia curriculare oppure sarà introdotta inizialmente come corsi di approfondimento?
Prof. Polizzi: come primo impatto sicuramente ci saranno dei corsi di approfondimento per tutto il percorso di studio Universitario per gli studenti in medicina. Dopo un periodo stabilito e comunque dopo brevissimo periodo, sicuramente gli studi di Medicina e Chirurgia avranno come materia curriculare anche l’ipnosi.
La nostra città ha finalmente iniziato a dare valore all’ipnosi, cosa ne pensa di questa apertura che c’è ora, e che certamente è avvenuta anche grazie a lei?
Prof. Polizzi: Direi assolutamente necessaria perché, sperimentata dagli ipnoterapeuti dell’Ikos negli ultimi vent’anni, con il prof. Enrico Facco, il quale ha mostrato gli interventi chirurgici con l’utilizzo dell’ipnosi, ha dato il via ad una volontà di sperimentazione anche qui. Noi speriamo di inserirla in trattamenti paralleli che toccheranno anche la riabilitazione, il sostegno in area oncologica, il potenziamento dei professionisti che operano in area sanitaria. Quando si fanno vari esami radiologici importanti, è indispensabile che il paziente sia messo nelle condizioni ottimali per essere tranquillo, fuori da ogni paura e fobia, per esempio chi si sottopone alla risonanza magnetica può avere reazioni come attacchi di panico e per cui diventa difficile anche l’immobilità richiesta, certamente con l’utilizzo dell’ipnosi, che può essere tranquillizzante e rilassante, quel momento può diventare molto più serenamente accolto.
Il progetto straordinario di inserire l’ipnosi del percorso di studi in medicina, affinché venga utilizzato per la chirurgia, sembra che si stia concretizzare velocemente, e, cosa ne pensa, di inserire l’ipnosi e le tecniche Ericksoniane come materia curriculare nel percorso di studi di psicologia?
Prof. Polizzi: Credo che nella psicologia sia davvero indispensabile e mi meraviglia che ancora sia tagliata fuori dai programmi ministeriali. Per quanto concerne i miei interessi per ampliare la visione della facoltà di medicina in modo che si apra al nuovo, l’ipnosi e le tecniche di comunicazione strategica devono avere sicuramente un ruolo più rilevante.
Il progetto di Gallipoli prevede l’ipnosi nel suo programma?
Prof. Polizzi: Certamente si, perché parliamo di un progetto di Scuola di Alta Formazione, alta formazione significa un corso di aggiornamento sulla nuova impostazione della medicina, della moderna medicina e chirurgia, la dove chiaramente oggi l’ipnosi, a mio parere ha un ruolo indispensabile. Con la prof.ssa Daniela Poggiolini che da oltre trent’anni usa e insegna a medici e psicologi l’ipnosi in ogni sua forma, abbiamo in animo di dare spazio a questa disciplina che facilmente entra in diversi contesti, portando una ottimizzazione del percorso terapeutico e chirurgico.
Prof. Enrico Facco, quale tipo di ipnosi utilizza in ambito medico?
Prof. Facco: l’Ipnosi Medica, e anche ipnosi per la psicoterapia, che non è un’alternativa all’ipnosi Ericksoniana bella e molto elegante, piuttosto il modello è quello del dott. Franco Granone, un ipnosi più diretta e più formale con l’induzione rapida ed è utile per fare lavori in medicina perchè con l’ipnosi Ericksoniana i tempi possono essere più lunghi. Per l’ipnosi uno step molto importante è la gestione del paziente, la comunicazione con il paziente, la modalità di gestione del paziente in funzione della sua cultura; la comprensione della cultura del paziente è molto importante negli studi di Erickson, il quale ha scritto delle cose che sono di una eleganza e di una bellezza irripetibile. La Granoniana e la Ericksoniana sono due ottiche diverse che non sono per nulla in antagonismo, o in conflitto, piuttosto sono semplicemente diverse per modalità.
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Prof.ssa Poggiolini, può spiegarci i punti fondamentali dell’ipnosi Ericksoniana?
Prof.ssa Poggiolini: L’ipnosi Ericksoniana è molto affascinante, bisogna avere una mente capace di spaziare nella creatività metaforica che consente di dare al paziente un’alternativa al suo modello del mondo, una un’integrazione alla sua mappa mentale. Per raggiungere gli obiettivi terapeutici, è importante avere delle attenzioni linguistiche molto precise, occorre parlare con attenzione perseguendo l’obiettivo del paziente, usando le parole chiave dello stesso, come Erickson suggerisce e mostra nei numerosi spezzoni a noi arrivati di psicoterapie da lui condotte.
In generale, per esempio, c’è poca consapevolezza nell’uso dell’avverbio di negazione “non”, avverbio che per l’inconscio non significa nulla. Il “non” escludendo o capovolgendo il significato della sua azione es. “non pensare ad un elefante viola a righe gialle” induce infatti a pensarci poiché l’inconscio lo annulla. La consapevolezza dell’uso dell’avverbio “non”, per esempio, ci spiega come possiamo usarlo affinché sia in evidenza esattamente l’opposto di ciò che si trasmette.
Se dico “non so se è facile”, l’inconscio riceverà l’informazione che è facile. Quindi c’è un lavoro a monte di grande attenzione al linguaggio per dare le indicazioni precise all’inconscio, poiché per esempio l’uso dei “Ma” e dei “Però” essendo congiunzioni avversative, mandano in confusione la parte inconscia. L’inconscio infatti, sa bene quale pezzo del discorso fissare nella memoria tra la prima e la seconda parte della frase, es “oggi è difficile fare questo …ma domani capirai” e “oggi è difficile fare questo anche se domani capirai”, ma pochi lo sanno.
Anche l’uso della congiunzione “E”, che congiunge evitando ogni dubbia contraddizione, è davvero poco usata e andrebbe considerata in modo più significativo. Il mondo del linguaggio che cura, il dare la giusta importanza alle sfumature della grammatica italiana è un elemento basilare che può cambiare il corso dei pensieri limitanti, dovrebbe essere usato di più, Milton Erickson (padre dell’ipnosi moderna e ispiratore della programmazione neurolinguistica terapeutica) è “il grande maestro”, e certamente sono d’accordo con il prof. Facco quando dice che il mondo Ericksoniano è un mondo meraviglioso. Tutta la modalità comunicativa ipnotica, occorre che sia ad appannaggio di persone coscienti, coerenti, congruenti e capaci dell’uso di un linguaggio appropriato e positivo.
E’ importante fare attenzione all’etimologia delle parole, essa spesso suggerisce indicazioni ben precise, altrettanto importante è anche l’uso consapevole dei toni o del ritmo di eloquio. La tonalità della voce espressa è un mezzo efficace per sintonizzarsi con l’interlocutore condividendo il suo mondo.
Le tecniche si apprendono grazie ad un lungo percorso fatto di teoria e tanta pratica, infatti il nostro master in Ipnosi, contenuto all’interno dei programmi della scuola quadriennale di specializzazione Pnl t. dura due anni, e attraverso la padronanza del linguaggio e dell’uso dei toni, è possibile avviarsi verso il grande lavoro sulla creatività, indispensabile ad una buona ipnosi.
Questo lavoro è obbligatorio perché se la creatività è bloccata diventa difficile spaziare nel mondo dell’altro così come serve per raggiungere risultati soddisfacenti. Per espandere la creatività ci sono anche dei seminari che di volta in volta suggeriamo ai corsisti e presto, dal prossimo Master in Ipnosi del 2021/2023, diventerà materia curriculare, con tante ore dedicate allo sviluppo della mente creativa e all’uso delle metafore terapeutiche per stare bene.
La Granoniana è una tecnica di ipnosi con induzione rapida per uso medico? Come fa a calcolare la capacità di ipnotizzabilità del paziente?
Prof. Facco: per il test di utilizzabilità uso quello che utilizza Spiegel. Questo test di utilizzabilità funziona molto bene, mi serve per avere certezza che il paziente sia più o meno ipnotizzabile, in sala operatoria non posso entrare con un paziente che potrebbe essere difficilmente ipnotizzabile. Dopo il test di utilizzabilità uso eyeroll per l’induzione, cosa si fa… si chiede al paziente di alzare lo sguardo dopo avere fatto chiudere gli occhi e l’induzione è attivata e da questo momento si porta il paziente in ipnosi. In meno di 9 minuti porto un paziente in ipnosi, senza nessun anestetico, quindi raggiungendo un livello di performance elevato, con tutte le istruzioni dettagliate per fare anche l’analgesia. Se non serve l’analgesia, e mi serve una ipnosi per una anestesia locale dove il paziente deve solo rilassarsi profondamente, tutto è molto più rapido, e in tre minuti il paziente è in stato di trance.
Sembra essere una tecnica molto direttiva?
Prof. Facco: Sembrerebbe direttiva perché si è più espliciti, ma non è direttiva perché è sempre permissiva, e tutto ciò che si fa è in sintonia con il paziente, evito di dire una cosa che il paziente deve fare, io do al paziente l’opportunità di seguire le istruzioni che abbiamo condiviso precedentemente come parte del percorso e della meta da raggiungere.
Per portare il paziente a questo stato di preparazione, il percorso è lungo?
Prof. Facco: Il problema è la capacità ipnotica che ha il paziente. Ci sono diverse scale per calcolare la capacità ipnotica, alcune scale non mi piacciono perché non sono utilizzabili in ambito clinico per mille ragioni, e sto discutendo queste ragioni nei miei lavori, l’unica che uso è la Hypnotic Induction Profile che ha messo a punto Spiegel in America negli anni Settanta e che ho imparato da David Spiegel alla Stanford University, il figlio di Spiegel è stato il mio insegnante alla Stanford University.
Ho elaborato la versione italiana di questo test con tutti i dettagli e l’ho condiviso nel nostro gruppo di lavoro. In meno di dieci minuti mi permette di quantificare la capacità ipnotica del soggetto e mi permette di sapere il suo livello di capacità ipnotica, quindi se c’è la possibilità che si perda per strada ed esca dall’ipnosi dopo tre minuti e quindi non riesce a mantenere il focus dell’attenzione.
Quando si fa un lavoro in cui è richiesta una performance chiara e costante, il test è estremamente importante, bisogna sapere se il paziente resterà in ipnosi per tutto il tempo dell’operazione chirurgica; mentre, se l’ipnosi viene utilizzata in psicoterapia, non è importante che il paziente abbia un’alta capacità di focus, perché anche se esce dall’ipnosi si può continuare comunque con un percorso cognitivo, per la ristrutturazione del problema.
Ho avuto alcuni pazienti con capacità di ipnosi pari a zero assoluto, in questi casi il paziente gradisce che gli si comunichi chiaramente che non è ipnotizzabile. Non essere ipnotizzabili non è un pregio ma neanche un difetto. Il problema è capire qual è il modo per approcciarsi al paziente stesso, la modalità che sia compatibile con il suo linguaggio; e se il paziente ha una buona capacità ipnotica, comunicarglielo è anche un buon rinforzo positivo, aumenta la motivazione. Tutti i rinforzi positivi nel percorso terapeutico, aumentano la motivazione.
Consiglia la meditazione ai suoi pazienti e ai suoi allievi?
Prof. Facco: Non la consiglio nel senso che l’ipnosi è una forma di meditazione, tra ipnosi e meditazione c’è una forte connessione, c’è una stretta relazione storica tra ipnosi e meditazione. I primi Mesmeristici si occupavano di tecniche di guarigione orientali, quando lo yogi è immerso nella sua più profonda meditazione, raggiunge lo stato mesmerico, sia la meditazione che l’ipnosi sono basate sulla focalizzazione dell’attenzione e l’assorbimento nel compito. La meditazione ha uno scopo filosofico essenziale di lunga portata, al punto che si può considerare un percorso che richiede più reincarnazioni, nella visione buddista e induista. L’ipnosi è una tecnica terapeutica pragmatica di breve termine, ma non è escluso che con l’ipnosi si possa fare quello che è l’obiettivo della meditazione e viceversa. Infatti, i processi mentali sono gli stessi e la mente è sempre la stessa, cambia come noi l’abbiamo codificata e quale scopo gli diamo e come la gestiamo. Se si fa ipnosi per psicoterapia per molti aspetti ci si avvicina alla meditazione, perché molti disturbi psicologici sono un problema filosofico, di relazione tra il mondo interiore e il mondo esterno. In questo senso, dico ai miei pazienti chiaramente che faccio filosofia applicata alla medicina, non faccio psicoterapia, non faccio terapia di un disturbo della mente. E’un disturbo è tale perché da fastidio, non perché c’è una disfunzione. Quello che c’è è materia di esperienze di vita e a nessuno è richiesto di dover trovare in ogni momento la soluzione più saggia e più resiliente esistente, ma si trova la soluzione che si può trovare sulla base della propria formazione e background. Quindi, anche il disagio, da questo punto di vista, è una specie di errore cognitivo. Del resto anche il sintomo è la miglior soluzione, o compromesso, che il paziente ha trovato, ma non è detto sia quella migliore, e quindi il tutto diventa anche filosofia.
Offre supporto cognitivo e/o metacognitivo?
Prof. Facco: Solitamente con i pazienti parlo molto anche quando faccio terapie tecniche come l’agopuntura o terapia antalgica, faccio sempre supporto cognitivo e, a volte, anche supporto metacognitivo. L’ipnosi inizia con la sintonia con il paziente, si parte dall’identificare il problema per poi avere la visione della meta da raggiungere, meta che decide il paziente; sembra strano ma è il paziente che decide qual è la meta che va bene. Avere la conoscenza del perché il paziente presenta determinate problematiche, comprendere cosa è successo, per poi capire qual è la soluzione migliore e individuarla, non basta per cambiare la spiegazione intellettuale. Da questo punto interviene l’ipnosi che metaforicamente è come un simulatore per l’addestramento dei piloti aerei. Ciò che si fa nel colloquio ipnotico è una specie di simulazione, durante il colloquio si simula il percorso da seguire come sulle carte nautiche, quindi si decide dove ci si trova e come raggiungere la meta, quale rotta seguire e come perseguirla. Durante questa procedura si fa sperimentare al paziente, anima e corpo, l’esperienza che sta cercando. Come diceva Einstein, la conoscenza è esperienza e la stessa informazione non basta, perché devi farla diventare carne viva ovvero parte del paziente; questo è ciò che sperimenta il paziente con l’ipnosi, il paziente sperimenta ciò che sta cercando in modo molto realistico.
Per esempio, con un paziente molto ansioso, dopo la prima seduta di ipnosi gli chiedo come sta e, solitamente mi risponde che sta bene (l’ipnosi ha questo effetto), quindi gli faccio notare che il
mondo esterno non è cambiato da come era prima di iniziare l’ipnosi, e questo vuol dire che cambia la consapevolezza di sé, e accettando il mondo così com’è, il paziente può rendersi conto che può stare meglio in qualsiasi momento. Non occorre che cambi il mondo affinché il paziente possa star bene; l’arte del benessere è oltre il piangere il paradiso perduto, piuttosto è vivere bene l’inferno che a volte ci attanaglia.
Evitare di giudicare, porta a vivere meglio anche i momenti di sofferenza legati a valutazioni sbagliate. Se si guarda solo la realtà e si nota solo quello che è sbagliato si perde di vista ciò che si vuole realizzare; alla fine si entra in un meccanismo in cui ci si trova all’inferno, ed è ciò che fa la maggior parte delle persone.
Conosce le scritture sapienziali, per esempio gli Yoga Sutra di Patanjali, i Vangeli?
Prof. Facco: Mi piacciono i testi sapienziali come i Patanjali Yoga Sutra, i Vangeli, ciò che è sapienza rimane immutabile nel tempo. In questo periodo storico, la saggezza sembra essere persa, dobbiamo tornare a prima di Aristotele, con Aristotele nasce il dogmatismo dell’Occidente, l’illusione di poter sapere di sapere mancava ai presocratici. Democrito e anche Parmenide hanno detto delle cose che sono di una impressionante modernità dal punto vista epistemologico, ci siamo dimenticati della saggezza nella convinzione di poter possedere la verità, di poter raggiungere quella logica e la dialettica della verità, ed è assolutamente impossibile, perché è sempre dianoetica, e sempre conoscenza relativa e sempre relativa agli assiomi da cui si parte e quindi vale quello che vale, non è priva di validità ma è validità relativa è un’opinione è un’immagine del mondo che ognuno modifica, analizzando il mondo e partendo da assiomi.
Prof.ssa Poggiolini, chi può accedere al master in ipnosi tenuto presso la sua scuola IKOS ?
Prof.ssa Poggiolini: Può accendere al master chiunque sia medico, psicologo, psichiatra e psicoterapeuta, perché si presuppone che loro abbiano già delle conoscenze e delle competenze adeguate. In pochi modelli di psicoterapia si approfondisce il tema della creatività e della metamorfosi linguistica, passaggi molto importanti per l’ipnosi. L’ipnosi Ericksoniana prevede un distacco dalla mente razionale, e quindi molta immaginazione e conoscenza linguistica, infatti spesso durante l’anno nella scuola di specializzazione IKOS, si dibattono questi temi, in modo che le induzioni Ericksoniane possano diventare un vero e proprio mezzo terapeutico. Durante la scuola quadriennale accreditata dal MIUR come specializzazione in psicoterapia PNL t., dal 2004, si apprendono, oltre che le materie comuni ai diversi modelli, anche tecniche creative e linguistiche per andare con naturalezza oltre gli schemi temporali, in modo da passare con facilità dallo stato problema allo stato desiderato fino al raggiungimento dello stato di eccellenza; le barriere temporali e spaziali sono spesso motivo di difficoltà di cambiamento.
Le tecniche ipnotiche di Erickson e Granone sono le uniche possibili?
Prof.ssa Poggiolini: La tecnica Ericksoniana è piuttosto diversa dall’ipnosi usata dal prof. Franco Granone e da quella strategica usata dal prof. Giorgio Nardone, anche se ambedue hanno l’essenza del pensiero di Milton Erickson. Probabilmente sono più cognitive, mentre l’ipnosi di Erickson, è dedicata, destinata all’inconscio. Nelle sue induzioni, ripeteva spesso questa frase: ora voglio che tu diventi una bimba piccola piccola e ritorni al primo giorno di scuola…” ripeteva questa frase quando il paziente si trovava in serie difficoltà nel fare qualcosa di “nuovo”, dove il “nuovo” può spaventare e può creare delle difficoltà, e quindi Erickson induceva l’ipnosi riportando il paziente ad un tempo passato e impressa nella memoria collettiva, degli addetti ai lavori la sua famosa induzione “e voglio che tu scelga un momento nel passato in cui eri una bambina piccola piccola. E la mia voce ti accompagnerà. E la mia voce si muterà in quelle dei tuoi genitori, dei tuoi vicini, dei tuoi amici, dei tuoi compagni di scuola e di giochi, dei tuoi maestri. E voglio che ti ritrovi seduta in classe, bambina piccolina che si sente felice di qualcosa, qualcosa avvenuto tanto tempo fa, qualcosa tanto tempo fa dimenticato”.
La frase veniva ripetuta al presente, altre volte raccontava storie di animali, di cose, di persone della sua vita, di suo padre, di sua madre, dei suoi figli e continuamente esempi di eventi che a volte sembravano poco collegati in maniera stretta al problema, moltiplicandosi le sinapsi, allargando il campo, egli modificava la mappa del paziente ampliandola. Allargare il campo vuol dire questo, vuol dire che una persona che sta male ha un disagio, un dolore e sta in quel dolore, e se si allarga il campo, anche con una battuta, tutto viene modificato; a volte basta una frase e Erickson lo sapeva bene, usava molte battute, a volte spiritose e tutte molto incisive, così cambiava lo stato interiore e il campo allargato offriva più opportunità e consapevolezza.
Quali tecniche di ipnosi si imparano al master in ipnosi presso Ikos, oltre l’ipnosi Ericksoniana; e l’Ikos è una scuola accreditata?
Prof.ssa Poggiolini: Il master comprende l’ipnosi classica clinica Ericksoniana e quella conversazionale. Ma propone anche la Simbolica, la Dinamica e la Regressiva, la quale deve avere una base Ericksoniana. L’ipnosi Simbolica e quella Dinamica invece, sono tecniche molto diverse basate sull’induzione gestuale e sull’uso della paralinguistica. Si, Ikos è una scuola riconosciuta al MIUR con DM del 25 marzo 2004, anche se per quanto riguarda proprio l’Ipnosi, Ikos ha corsi attivi dal 1987, anno di costituzione dell’associazione.
Gli allievi hanno la possibilità di far pratica durante il master?
Prof.ssa Poggiolini: Nel master di Ipnosi presso Ikos agli allievi possono fare pratica dal primo modulo, è importante questo, per rendersi conto di cosa manca nelle induzioni da loro eseguite; se manca la capacità linguistica adeguata al problema che stanno dibattendo con l’ipnosi, e anche per quanto riguarda l’ipnosi simbolica, modulo di tre giorni, possono fare pratica coloro i quali si sentono capaci (ci sono comunque laboratori che aiutano a prendere dimestichezza con il modello), e sempre con la supervisione dei docenti, noi siamo sempre pronti ad intervenire nel caso in cui ci sia una modalità sbagliata o una frase detta in modo poco adeguato o, ancora, un intervento poco conforme al protocollo. Per cui c’è molta molta pratica. Il percorso è lungo e suddiviso solo in sette moduli ma poi a latere ci sono delle cose che gli allievi, possono approfondire. I sette moduli servono a chi sa già usare un linguaggio Miltoniano, Ericksoniano, e hanno dimestichezza con il Milton model, Chi non conosce la base dei modelli citati, è logico che dovrà essere così cosciente da approfondire questi temi.
Ci sono dei protocolli da seguire?
Prof.ssa Poggiolini: Certamente sì, ci sono protocolli ben precisi, una eredità preziosa di Milton Erickson, arrivata fino a noi. Il linguaggio da usare deve essere sempre adeguato al paziente e nel nostro manuale di ipnosi gli allievi ricevono, oltre la teoria, anche dei “canovacci” che possono essere usati all’inizio della pratica dei nuovi ipnoterapeuti; essi possono aver bisogno di una guida, e nel manuale sono riportate anche le parole chiave, e tutti gli esempi utili a rendere le frasi espresse in modo idoneo all’ipnosi. La fase preparatoria è una specie di breve anamnesi laddove la persona racconta, e indica lo stato presente, quello da abbandonare, ed esprime dove vuole andare, qual è il suo stato desiderato. Nell’ipnosi clinica, modello privo di contro indicazioni, occorre seguire i protocolli Ericksoniani fino ad un certo punto, ogni trance, infatti, è dedicata ad una persona e solo a quella, pertanto è indispensabile adeguare al modello del mondo della stessa, ogni frase detta, ogni modalità espressiva adeguata alla persona, al fine di rendere l’ipnosi, ed ogni suo passaggio un luogo riconoscibile e da subito apportatore di benessere. Anche nell’ipnosi regressiva, specialmente quando si ritorna in eventi drammatici o dolorosi vissuti nell’età infantile e adolescenziale, si ripercorrono momenti fortemente intensi e/o traumatici, ma anche in questo caso il paziente è accompagnato dall’ipnoterapeuta che ricorda, di tanto in tanto, che quel dolore emotivo ritrovato ha il compito di risanare con nuove consapevolezze le antiche ferite.
Un’ultima domanda, cosa muoverebbe la sua decisione ad iscriversi alla scuola quadriennale di specializzazione in psicoterapia PNL terapeutica, se lei fosse una giovane laureata in medicina o psicologia?
Prof.ssa Poggiolini: un approfondimento generale di ogni offerta formativa e poi, non a caso abbiamo parlato tanto di ipnosi, e più di ogni altra tecnica, più di ogni altra frase affascinante relativa al quadriennio di specializzazione, certamente per me sarebbe facile la scelta, l’ipnosi è il valore aggiunto. Questo raggiungimento di una consapevolezza piena relativa al modello Ericksoniano, parlo di Ipnosi e anche di tecniche Psicoterapeutiche suggerite dal grande maestro, offre uno spaccato completo rispetto alle possibilità di cura. Con la consapevolezza di oggi, con l’esperienza di oltre trent’anni di lavoro in psicoterapia, posso certamente confermare la grandezza di questo modello che ha in sé le sfumature ed il sapore di tutti gli altri modelli che hanno preceduto quello piennellistico. Un modo per onorare tutti quei modelli che hanno offerto interessanti risoluzioni rispetto ad una psiche sofferente e ad un corpo che con le sue patologie ne racconta i messaggi. Come dimenticare Freud, con la metafora dell’Iceberg, tanto amata anche dal mondo piennellistico, Jung con i suoi archetipi e l’attenzione all’inconscio collettivo, come potremmo dimenticare la sistemica di Virginia Satir, come sottovalutare il mondo della Gestalt con il suo grande ideatore Fritz Perls, l’importanza dell’accoglienza empatica e della resilienza di Carl Roger, gli insegnamenti di Abraham Maslow e Gregory Bateson.
Significativo e fondamentale per il suo approccio al linguaggio Alfred Korzybski con la sua idea di “mappa” che non è il territorio, e Paul Watzlawick per l’importanza che assume nel modello PNL t. la comunicazione strategica, John Grinder e Richard Bandler hanno compiuto un miracolo nel mettere insieme tanta eccellenza, e l’apice di tutto questa grandiosità è raggiunta proprio con Milton Erickson. Uno dei docenti della scuola, già presente per diverse edizioni, è stato proprio John Grinder, fantastico ascoltare dalla sua voce come tutto il modello ha preso vita, stupefacente è seguirlo nelle sue continue ascese ad altre vette. Ecco perché sceglierei il modello PNL t., è un modello che accoglie a braccia aperte tutti gli altri, è in continua evoluzione e preannuncia sempre nuove opportunità di cambiamento e di benessere.
Grazia Magistà, dottoressa in psicologia clinica e della riabilitazione, Tirocinante Psicologa presso IKOS